"LO SGUARDO OLTRE IL REALE"
Quando si osserva un quadro spesso accade che si senta partecipi alle traiettorie cromatiche che tale opera rappresenta, illustra o mette in moto all'osservatore.
Spesso ritroviamo dentro l'opera certi processi visivi che sono a noi cari per i motivi più diversi e più disparati.
Le opere del pittore Sanguedolce, dal formato vario, hanno una carica intensa e si prestano a diverse letture.
Innanzitutto, a me pare, che l'artista si esprima al meglio in opere di grande formato dove la gestualità del dipingere può aver facile presa e la sua inventiva cromatica si dispieghi in un felice connubio tra l'astratto e il figurativo.
Quest'ultimo punto è determinante nella composizione di molte sue opere che da un buon flash, diventano "torrentizie" nella loro forza coloristica che possono richiamare talvolta, i "Nuovi Selvaggi", tra tutti: Markus Lupertz.
Già, un artista mediterraneo ha più occhi attenti per il dirompente mondo artistico teutonico che per le iridescenti cromie generate dalla luce del sud del mondo.
Ciò non deve sorprendere per vari motivi: la facilità della diffusione delle opere via internet, testi pittorici sempre più diffusi, viaggi in luoghi lontani e magici e soprattutto la propria tensione interiore che si esprime (nel caso di Sanguedolce) con una pittura virulenta, corposa, in dialogo continuo ed ossessivo tra gli scuri più penetranti e le tinte chiare più evanescenti.
E' un "duello" felice che rende il lavori palpitanti, intensi, carichi di "spasmi" cromatici che li rendono ascrivibili ad una sorta di "figurazione libera".
L'apprensione di un artista è sempre una modalità ulteriore per recuperare una probabile lettura di un determinato luogo o di un preciso momento storico.
L'opera di Sangudolce è da lodare per questa sua propensione che è, d'altro canto, il racconto di un uomo/pittore che cerca le ragioni del suo stare al mondo con la sua immaginazione e forza coloristica.
In fondo, il colore di Sanguedolce è una specie di "olio sacro" che deterge le opere per pietrificarle nella loro consistenza e genera narrazione ben oltre il visibile.
Ma è, soprattutto, la storia di un cantore che si esprime in totale libertà per nutrire e plasmare le più fertile delle fantasie: la creatività.
Giuseppe Parisi
Critico d'Arte, agosto 2018